Le grandi cliniche spagnole allargano il giro d’affari nel nostro Paese aprendo sedi da Roma a Modena e portando clienti nelle sedi iberiche, mentre vendono gameti a ospedali pubblici.
Sarà anche «libera e gratuita» sulla carta, ma le difficoltà oggettive delle strutture pubbliche italiane con la fecondazione eterologa – in particolare per la mancanza di donne disposte a donare i propri ovociti e di fondi per acquistarli all’estero – continuano a favorire i centri privati. Su tutti quelli stranieri, che nell’ultimo anno sono entrati di forza nel business della provetta nostrana a suon di investimenti milionari in strutture, consulenze scientifiche, pubblicità.
La Spagna è capofila, forte di una preferenza accordata storicamente dalle coppie italiane ai suoi centri un po’ per vicinanza geografica e linguistica, un po’ per le cifre abbordabili dei trattamenti (ma non stracciate come quelle dei meno accreditati Paesi dell’Est). Non a caso una clinica robusta come l’Instituo valenciano de infertilidad (Ivi) – sede principale a Barcellona, oltre venti ambulatori disseminati in tutta la penisola iberica – dal 2004 a oggi vanta ben 11.137 pazienti italiani.