E’ una patologia che per certi versi è ancora sconosciuta e proprio per questo motivo le pazienti che sono affette da endometriosi reclamano più attenzione, più risorse per la ricerca e corsi di aggiornamento per i medici. “Non è mai troppo tardi per parlare di una patologia importante come questa, - dichiara Daniela Galliano, direttrice del Centro Ivi, specializzato in tecniche e trattamenti di procreazione medicalmente assistita, di Roma. – Perché è cronica, dolorosa e invalidante. E se non viene adeguatamente curata provoca forti ripercussioni sulla quotidianità delle pazienti, costrette a convivere con ansia, discriminazioni, paura, giornate a casa e rischio di perdere il lavoro”.
Spesso la diagnosi dell'endometriosi arriva in ritardo per vari motivi.
Per esempio, molto ha pesato negli anni, e in parte continua ancora a pesare, un atteggiamento di pregiudizio verso la donna per cui, secondo alcuni, la psiche femminile sarebbe guidata da influenze uterine “misteriose”, o meglio, da sbalzi di ormonali che la rendono fragile e volubile. Il che ha portato a non dare il giusto peso ai dolori che le donne lamentavano. “L’endometriosi si verifica quando le cellule dell’endometrio, cioè il tessuto che riveste normalmente l’utero, si accumulano al di fuori della cavità uterina, per esempio nell’addome, nelle ovaie nelle tube, - prosegue la dottoressa Galliano, - Questo accumulo anomalo reagisce alle variazioni ormonali di ogni ciclo femminile, provocando gonfiore negli organi in cui si trova. Si tratta di un’infiammazione cronica, che si manifesta con forti dolori e sofferenze intestinali, accentati durante il periodo mestruale, ma anche con aderenze e infertilità.
Provoca infiammazione cornica e influisce sulla qualità della vita di chi ne soffre. Nonostante moti passi avanti, questa patologia richiede ancora grande attenzione
L’endometriosi è una patologia complessa, che richiede specifiche competenze. Per questa ragione il Centro Ivi ha organizzato, in alcune cliniche, unità dedicate alla cura di questa patologia. Grazi alla diagnosi e a un corretto trattamento e relativo follow up, sia medico sia psicologico, le pazienti possono sentirsi supportate e comprese”. Oggi convivere con questa malattia si può, perché si possono tenere sotto controllo i sintomi e mantenere una buona qualità di vita. “Inoltre, nei casi in cui la donna con endometriosi non riesca a rimanere incinta naturalmente, - sottolinea ancora la specialista, - è possibile ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita con buone possibilità di avere un bambino. E’ importante anche sottolineare come la gravidanza abbia un impatto positivo sulla malattia, poiché riduce le fluttuazioni ormonali tipiche di questa patologia, che sono la causa dei forti dolori. Negli ultimi dieci anni più di 9.000 donne di sono rivolte a Ivi per riuscire ad avere un bambino nonostante l’endometriosi”.
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L’età più colpita
I numeri dell’endometriosi sono allarmanti: è del 10-15 per cento la stima delle donne affette da questo problema, principalmente in un’età che va dai 30 ai 40 anni e con un ritardo della diagnosi che mediamente si attesta sui 7 anni. Sono 176 milioni le donne con endometriosi nel mondo, di cui 3 milioni di casi solo in Italia. Inoltre, la malattia impatta fortemente sulla capacità riproduttiva: il 30-40 per cento delle donne colpite da questa patologia sono infertili.[/box]
Il fronte normativo in Italia
In questi ultimi anni, nel nostro Paese sono stati fatti molti progressi da un punto di vista terapeutico, assistenziale e anche istituzionale sul fronte dell’endometriosi. Dal 2016, infatti, questa malattia è stata inserita tra le patologie croniche e invalidanti. Inoltre, nel marzo del 2017, l’entrata in vigore dei nuovi Lea, i Livelli essenziali di assistenza, ha previsto gli stadi clinici di endometriosi moderato e grave. E c’è un disegno di legge presentato in Senato per far fronte alle diverse problematiche causate da questa patologia.
Valeria Cudini