Biografia

Fecondazione: vitrificare ovuli entro i 35 anni, +40% successo (2)

Fecondazione: vitrificare ovuli entro i 35 anni, +40% successo (2)
Lo studio rappresenta un campione della realtà sociale, che evidenza come il gruppo più numeroso di pazienti che decidono di preservare la propria fertilità per motivi sociali continui ad avere più di 35 anni. Di fatto, quest'ultimo gruppo riunisce oltre il 70 per cento delle donne che hanno conservato la propria fertilità per motivi sociali in IVI e il 15 per cento superava i 40 anni. Una tendenza che si inverte nel caso dei cicli di onco-terapia, dove il 70 per cento delle donne aveva meno di 35 anni. "Si tratta di un studio retrospettivo integrato in cui un 83,5% e' formato da donne che hanno deciso spontaneamente di preservare la propria fertilità e da un 16,5% che lo hanno fatto per motivi oncologici (soprattutto per un tumore alla mammella). Di queste pazienti, circa 700 sono tornate da noi per tentare di diventare madri, portando alla nascita di 162 bambini, frutto della preservazione per motivi sociali e 25 bambini venuti al mondo dopo che le loro madri hanno superato un tumore", aggiunge Ana Cobo. IVI e' stato pioniere in Spagna nel campo della vitrificazione di ovociti e, pertanto, fino a oggi può fare affidamento sul maggior numero di pazienti e risultati. Tutto questo ha permesso che il campione dello studio, formato da 6.332 donne, sia il più ampio pubblicato fino ad oggi relativamente alla tecnica di conservazione di gameti. Inoltre, il lavoro mette in luce una evidente evoluzione della tecnica impiegata per motivi sociali, che in poco più di 10 anni e' aumentata di un 18%, passando da un 2 a un 22% del totale dei trattamenti realizzati in IVI nel periodo 2007- 2017. "Anche se le percentuali di rendimento continuano a essere basse, con circa il 15% nella conservazione sociale e circa il 10 per cento in oncologia, la cosa certa e' che negli ultimi anni questa tecnica ha vissuto una crescita esponenziale e ci aspettiamo che segua la stessa tendenza negli anni a venire. Questo implica uno studio dettagliato e un approfondimento delle sue implicazioni, non solo mediche, ma anche sociali", conclude Daniela Galliano, direttrice del Centro IVI di Roma.
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