Il punto sulle tecniche che permettono di ripristinare la fertilità al termine delle cure oncologiche
La gioia di diventare mamma dopo aver combattuto contro un tumore non è un sogno irrealizzabile: da tempo si parla di tecniche di conservazione degli ovociti o di ripristino della fertilità al termine delle terapie oncologiche. In occasione della Giornata Mondiale contro il Cancro ricordiamo alcune opportunità offerte dalla medicina riproduttiva alle pazienti oncologiche, con la consapevolezza che ormai molto di può fare per non rinunciare alla grande esperienza della maternità.
Secondo i dati AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), in Italia nel 2018 il numero stimato dei nuovi casi di tumore maligno ha raggiunto quota 373.000 (escludendo i tumori cutanei non melanoma): 194.000 negli uomini, 178.000 nelle donne. Questo significa che complessivamente nel nostro Paese ogni giorno a circa 1.000 persone viene diagnosticato un tumore maligno. In particolare, sono circa 5.000 le donne under 40 colpite ogni anno da tumore, con un tasso di sopravvivenza a cinque anni stimato intorno al 65% con picchi che arrivano all’85% quando si tratta di linfomi e cancro alla mammella. Quest’ultimo rappresenta la neoplasia più frequente nel sesso femminile. Il problema di non privare della fertilità un numero così elevato di donne giovani è dunque di grande rilevanza.
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