Daniela Galliano, scrittrice e chirurgo, parla della difficoltà per le donne che sperano di poter diventare mamme. «Speriamo di ricominciare presto, specie per quelle pazienti che hanno più di 40 anni o sono malate oncologiche
A causa dell’epidemia del coronavirus si è fermata anche un’attività molto delicata come quella dei centri di fecondazione assistita. Una situazione che preoccupa molte delle candidate future mamme. «Perché con il Covid-19 si parla al condizionale - spiega Daniela Galliano, chirurgo, presidente della Onlus A mano a mano e autrice del libro “Quanto ti vorrei” in cui racconta il vissuto di alcuni pazienti, anche per sfatare tabù e falsi miti - è obbligatorio parlare al condizionale. Il virus sembrerebbe non passare la placenta, al riguardo ci sono anche studi cinesi molto tranquillizzanti. Sembrerebbe non esserci rischio né in gravidanza, né durante il parto. Ma poi ne sono comparsi altri che in parte smentiscono».
Insomma la conferma che del coronavirus si sa ancora poco. «Per questo abbiamo bloccato i trattamenti di procreazione assistita - continua Galliano - e ci occupiamo solo di seguire solo donne già in gravidanza. Perché se si scoprirà che riesce a passare tramite placenta, il feto è a rischio, specie nei primi tre mesi. Per esempio Zika provocò danni neurologici e microcefalia».
La notizia che il coronavirus ha bloccato le pratiche per la fecondazione ha gettato nello sconforto molte donne. «Soprattutto le pazienti con più di 40 anni e quelle oncologiche. Ma spero che si possa riprendere al più presto».
Altro effetto indesiderato del Covid-19: ha vanificato purtroppo una campagna di raccolta fondi per uno scopo benefico. «I primi di aprile con la Onlus A mano a mano avevamo organizzato una serata di beneficienza per la realizzazione a Roma della Casa di Matteo - conclude Daniela Galliano -, collegata con il Bambino Gesù, che potesse accogliere bambini con disabilità gravi. Ma l’evento purtroppo è stato bloccato».