"Negli ultimi anni - sottolinea Pellicer - i progressi nel campo della fecondazione assistita hanno raggiunto risultati davvero sorprendenti e il futuro fa ben sperare. Noi di Ivi siamo impegnati sulla ricerca, in collaborazione con enti universitari di primaria importanza come le università di Valencia e di Yale, e attualmente siamo concentrati su diversi ambiti: dal ringiovanimento ovarico alla preservazione della fertilità, fino allo studio sull'impiego delle cellule staminali nella medicina della riproduzione per rispondere sempre meglio alle problematiche delle nostre pazienti.
Siamo inoltre molto attivi nell'ambito dell'ovodonazione, per la quale abbiamo realizzato in Spagna la Banca centrale di ovociti più grande d'Europa che solo nel 2016 ha registrato 7 mila cicli di donazione".
Nonostante dal 2014 la legge consenta in Italia di ricorrere all'eterologa, le donatrici di ovociti scarseggiano e anche le procedure di importazione dall'estero sono "complicate", spiegano gli esperti. Mentre non si fermano i viaggi delle coppie oltreconfine. Dal 2012 al 2016 i cicli con ovodonazione a cui si sono sottoposte pazienti italiane nei centri Ivi in Spagna sono stati più di 7 mila, quasi 3 mila le procedure di fecondazione omologa. Le donne si presentano cariche di dubbi, soprattutto sulle donatrici. Chiedono che siano giovani, in salute, belle e simili a loro, specie per il colore degli occhi. Laddove le inglesi si informano su educazione, intelligenza, caratteristiche fisiche (altezza) e livello di studi, le francesi si preoccupano della taglia della donatrice, così come di educazione e intelligenza, requisiti richiesti anche dalle spagnole, cui si aggiungono doti artistiche, somiglianza e livello sociale.
"Il 20% delle nostre pazienti - riferisce Galliano - è rappresentato da donne di altra nazionalità; di queste, il 31% sono italiane, la più alta percentuale tra le straniere. Per il 10% circa si tratta di donne single o omosessuali, mentre il restante 90% è rappresentato da donne eterosessuali, con un'età che varia dai 37,5 anni per la fecondazione omologa ai 42,7 di chi si rivolge al centro per i cicli di ovodonazione". L'affluenza non si è ridotta dopo il via libera all'eterologa in Italia. Anzi. "Se nel 2014 le prime visite sono state 1.299 - conclude Pellicer - nel 2016 sono salite a quota 1.671. E la richiesta continua".