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Fertilità: preservare i gameti per avere figli dopo il tumore. In dieci anni nati 14 bambini

Fertilità: preservare i gameti per avere figli dopo il tumore. In dieci anni nati 14 bambini

Quattordici bambini sono già nati dal 2007 ad oggi. Altri due ne nasceranno entro il 2016. Per le donne con tumore è una soluzione per mantenere vivo il desiderio di diventare genitori al di là della malattia. Il procedimento vede sia la vitrificazione del gamete che la crioconservazione della corteccia ovarica.

Dal 2007 ad oggi quattordici bambini sono nati grazie alla preservazione dei gameti da parte di donne a cui è stato diagnosticato un tumore. Una tecnica che ha permesso di superare i rischi dell’infertilità a causa della chemio e radioterapia. Ottocento pazienti hanno usufruito di questo servizio il 65% delle quali era affetta dal tumore al seno.

IVI, quasi dieci anni fa, ha avviato il suo programma gratuito di preservazione della fertilità per motivi oncologici “Padre dopo il cancro e Madre dopo il cancro”. Da allora sono quattordini i bambini nati dopo che le loro madri hanno vinto la battaglia contro il cancro. Undici di loro nati da madri con tumore al seno, il più frequente tra le pazienti di IVI. A loro si aggiungeranno i due neonati che nasceranno prima della fine dell’anno, portando qouindi il numero a sedici.“Questa situazione aiuta le pazienti oncologiche a guardare avanti con ottimismo, coscienti delle proprie possibilità non solo di cura ma anche di diventare madri” commenta Daniela Galliano, direttrice del Centro IVI di Roma.Oltre la metà delle pazienti che hanno vitrificato i propri ovuli per motivi oncologici nei centri IVI lo hanno fatto prima dei 35 anni e il 30% di loro oggi sono madri dopo aver superato la malattia.“Quando un paziente riceve una diagnosi di tumore e viene da IVI per richiedere un trattamento di preservazione della fertilità, si analizzano le opzioni migliori per conservare i suoi gameti senza che questo influenzi l’evoluzione della malattia – spiega ancora Galliano – Per fare questo bisogna tenere a mente due premesse: la prima è che l’oncologo parli al paziente di questa possibilità di preservazione gratuita e la seconda è la rapidità con cui è necessario agire per non ritardare l’inizio della terapia oncologica. In ultima istanza sarà il ginecologo, in collaborazione con l’oncologo a decidere la tecnica più adatta a ciascun caso”.Nel caso degli uomini è semplice. Un campione di sperma basterà per conservare i gameti maschili in caso ci sia necessità di utilizzarli in futuro.

Nel caso delle donne due sono le tecniche più usate. La vitrificazione di ovociti che consiste nella crioconservazione a -196°C degli ovuli maturi ottenuti grazie alla stimolazione ovarica. E il congelamento della corteccia ovarica per trapiantarla dopo il tumore, che permetterebbe anche gravidanze spontanee una volta recuperata la funzione ovarica della paziente. Questa tecnica si applica a quei casi che richiedono un inizio immediato della chemioterapia in donne per le quali la stimolazione ovarica non sia raccomandata o nelle bambini in età prepuberale.