Il compleanno di Louise Brown, il 25 luglio, corrisponde all’anniversario della procreazione medicalmente assistita. E quest’anno compiono entrambe 40 anni, perché Louise è stata la prima bambina nata in provetta, nel 1978, all’ospedale di Oldham, nel Nord dell’Inghilterra. La sua nascita ha cambiato la storia della medicina: da quel giorno nel mondo sono nati oltre 5 milioni di bambini grazie alla procreazione medicalmente assistita. E in Italia, nel 2016, il 2,6% dei bambini è nato grazie a tecniche di Pma, come l’inseminazione artificiale, la fecondazione in vitro e l’iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (Icsi).
In questi 40 anni sono state sviluppate tecniche sempre più sicure. «Nel futuro della ricerca scientifica – spiega Daniela Galliano, direttrice del Centro IVI di Roma – c’è il ringiovanimento ovarico, la preservazione della fertilità nei pazienti oncologici e, grazie agli studi su ovociti e spermatozoi, la possibilità di indagare sempre più a fondo sull’infertilità. Non solo: lo sviluppo della diagnosi pre-impianto aiuterà a contrastare gravi malattie genetiche».