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Il Covid non ferma il desiderio di famiglia

La pandemia non dovrebbe ostacolare il ricorso alla riproduzione assistita

Il Covid non ferma il desiderio di famiglia

La pandemia ha cambiato molte cose, ma l'Istituto Valenciano dell'Infertilità (IVI) apre una nuova clinica a Roma per dare più opzioni ai pazienti italiani

Zone rosse, spostamenti limitati, il lavoro da casa e i (tanti) lavori in pausa forzata: non servono giri di parole per dire quanto la diffusione del Covid-19 abbia segnato ogni aspetto del 2020 e del nostro modo di vivere. Sono cambiate le abitudini di tutti i giorni, le piccole cose, ma ci sono e ci saranno anche cambiamenti più profondi nella società. Cambierà anche il desiderio di famiglia? La pandemia potrebbe mettere un freno alla natalità? L'Istituto Valenciano di Infertilità (IVI), ha commissionato all’istituto di ricerca Ixè un’indagine esplorativa sui punti di vista sulla maternità. Al primo posto tra le paure relative al diventare genitori si confermano le questioni economiche e occupazionali, su cui il clima di incertezza dettato dall'evoluzione della pandemia potrebbe avere un ruolo. Il tema del Covid in senso stretto, però, è citato solo dall'8% degli intervistati. Restano poi invariati rispetto agli anni precedenti aspetti di natura più personale, ovvero insicurezze relative alle proprie capacità di crescere un figlio. Il timore di non avere un partner accanto, il dolore del parto, la paura di non avere tempo per se stessi o per i propri impegni sono altri fattori che, nella decisione di avere un figlio, incidono in misura maggiore rispetto alla diffusione del Covid.

C'è però un altro aspetto da considerare, ovvero quello del ricorso sempre più frequente a trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), sia sul versante della sicurezza delle strutture sanitarie, sia su quello degli spostamenti per raggiungere i Centri dove effettuare i trattamenti. Tra i leader mondiali della medicina riproduttiva, IVI ha rafforzato le misure di prevenzione per contrastare la diffusione del Covid-19, con l'obiettivo di garantire la sicurezza dei suoi pazienti e dei suoi dipendenti. Nelle cliniche del Gruppo, presente anche in Italia dal 2015, si osserva un protocollo molto rigido: oltre alle misure di protezione di base (triage medico prima dell’ingresso, guanti, mascherine, schermi protettivi, gel idroalcolico), tutti i laboratori adottano, da molti anni, i processi necessari a lavorare con agenti infettivi di tipo 2 come il virus zika o l’HIV e, naturalmente, SARS-CoV-2. Inoltre, IVI offre ai propri pazienti la possibilità di effettuare prime visite su Skype: in questo modo, gran parte della consulenza preparatoria ai fini dei trattamenti può essere svolta online, facendo risparmiare del tempo prezioso ai pazienti che preferiscono evitare gli spostamenti. Sicurezza per IVI significa anche poter offrire trattamenti dalle alte percentuali di successo e mantenere standard di qualità elevati, grazie all’impegno nella ricerca scientifica che da sempre rappresenta un pilastro del Gruppo. Si tratta infatti di uno dei centri europei con i migliori tassi di gravidanza: 9 coppie su 10 che consultano l'IVI per problemi di infertilità raggiungono il loro obiettivo.

Il fattore tempo è particolarmente rilevante nel trattamento dell'infertilità, soprattutto nel caso (sempre più comune) della ricerca di gravidanza in età avanzata. “La curva della fertilità femminile comincia il suo declino dopo i 35 anni, quando la riserva ovarica e la qualità degli ovociti cominciano a ridursi notevolmente.” spiega la Dott.ssa Daniela Galliano, medico chirurgo in ginecologia, ostetricia e medicina della riproduzione, Direttrice del Centro IVI di Roma. “Non solo: aumenta il rischio di diabete gestazionale e ipertensione associata alla gravidanza, che possono essere trattati. Anche il rischio di parto cesareo e di parto prematuro è più elevato, e il rischio di aborto nel primo trimestre aumenta esponenzialmente". Per questo IVI si impegna in ogni modo per agevolare il più possibile il percorso dei propri pazienti e limitare al minimo i tempi di attesa.

Ora che gli spostamenti sono condizionati dalla pandemia, IVI è (più) vicino ai suoi pazienti italiani grazie all'apertura di una nuova clinica a Roma, per cui ogni fase dei trattamenti potrà essere svolta nel nostro Paese. Si tratta di una struttura di terzo livello, dove potranno essere effettuati tutti i trattamenti di fecondazione assistita, anche la fecondazione in vitro (FIV), l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI) e la fecondazione eterologa, per la quale IVI può contare sulla più grande banca di ovociti al mondo. La nuova clinica garantisce esattamente gli stessi standard qualitativi, la tecnologia all’avanguardia e le tecniche più avanzate di riproduzione assistita che contraddistinguono tutte le cliniche del Gruppo IVI, presente con oltre 65 cliniche in 9 Paesi del mondo: Italia, Spagna, Portogallo, Regno Unito, Stati Uniti, Argentina, Brasile, Panama e Cile.

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