Biografia

Infertilità: intervista esclusiva alla dott.ssa Galliano

Infertilità: intervista esclusiva alla dott.ssa Galliano

Daniela Galliano è una dottoressa specialista in Ostetricia, Ginecologia e Medicina della Riproduzione. E’ la responsabile del centro PMA IVI di Roma, visiting professor alla Yale University e ginecologa e ricercatrice presso la sede di Barcellona dell’IVI. In occasione del mese dell’infertilità ha risposto in esclusiva per noi a qualche domanda.

La dottoressa Daniela Galliano si laura in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Torino. Prosegue la sua formazione in Spagna e negli Stati Uniti, specializzandosi in Ginecologia ed Ostetricia dove consegue cum laude e Accreditamento Europeo il Dottorato di ricerca. Tuttora svolge attività di ricerca nei più importanti istituti e centri nazionali ed internazionali. E’ autrice di numerosi testi scientifici e anche del Brevetto n.3021 “Dispositivo anticonceptivo vaginal”. In occasione del mese dell’infertilità, ha gentilmente risposto ad alcune domande in esclusiva per il nostro sito.

Quante coppie risultano fertili in Italia e questo trend è in aumento o in diminuzione?

Con il termine “infertile” viene definita la coppia che non riesce a ottenere una gravidanza dopo 12 mesi di rapporti mirati e non protetti. Questa condizione interessa il 15% delle coppie in Italia e riguarda sia uomini che donne. L’aumento dell’età media in cui si ricerca una prima gravidanza è uno dei fattori determinanti.

La tendenza a procrastinare la maternità è in crescita, soprattutto nei Paesi occidentali, e vede proprio l’Italia tra i primi della lista: secondo i dati Istat, l’età media delle madri alla nascita del primo figlio si è molto alzata negli ultimi anni, attestandosi a 31,2 anni nel 2018 (tre anni in più rispetto al 1995). La ricerca di una gravidanza in età avanzata è un percorso che può presentare alcuni ostacoli, perché la fertilità femminile inizia a calare già dopo i 35 anni, ben prima quindi dell’ingresso nella menopausa, anche se il ciclo è regolare e ovulatorio.

Cosa può mettere a rischio la salute riproduttiva?

Per prendersi cura della propria salute riproduttiva è essenziale adottare uno stile di vita sano con una moderata attività fisica ed evitare il consumo di alcol, sigarette e droghe. Alcol e nicotina incidono negativamente sulla fertilità, interferendo con il funzionamento delle ghiandole che regolano la produzione degli ormoni sessuali. Una novità degli ultimi anni è l’inquinamento ambientale: per contrastarlo è necessario adottare tutte le misure preventive necessarie in caso di esposizione a radiazioni, pesticidi e contaminanti chimici.

Infine, ridurre lo stress al giorno d’oggi è un comportamento difficile da attuare a causa dei ritmi frenetici che caratterizzano la quotidianità, ma è ormai assodato che la mente è in grado di influenzare molti meccanismi del corpo, tra cui quello di riproduzione: recenti studi hanno dimostrato che livelli elevati di stress provocano alterazioni nell’ovulazione.

Si stima che in Italia una coppia su 6 sia infertile: qual è il ruolo della consapevolezza e della corretta informazione per difendere il proprio potenziale riproduttivo fin da giovani?

Si parla ancora troppo poco di salute riproduttiva, nonostante l’infertilità sia stata riconosciuta dall’OMS come patologia, e come tale andrebbe prevenuta. La fertilità è sicuramente un bene prezioso di cui ciascuno dovrebbe prendersi cura fin dall’adolescenza. Sottoporsi a controlli periodici e visite mediche è essenziale per escludere patologie o, laddove presenti, prenderne coscienza per agire tempestivamente. Inoltre, alcune malattie come quelle sessualmente trasmissibili possono essere evitate se si conoscono, e si prendono quindi le dovute precauzioni.

Quali sono gli aiuti che la scienza può dare alle coppie infertili?

Quello della riproduzione assistita è un ambito della medicina ancora poco conosciuto, nonostante i risultati in continua crescita e l’importantissima evoluzione scientifica. Con Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) si intende l’insieme di quelle tecniche mediche che vengono utilizzate per dare una possibilità a una coppia con problemi di fertilità di provare a realizzare il desiderio di avere un bambino.

A seguito della valutazione dei risultati di esami specifici, sarà lo specialista stesso a consigliare se ci sono le condizioni per procedere con un trattamento di PMA e quale sarebbe il più idoneo da seguire. Le tecniche di fecondazione assistita sono generalmente suddivise, sulla base della loro complessità, in tecniche di primo livello e tecniche di secondo e terzo livello. Nella prima categoria rientra l’inseminazione artificiale, che prevede l’introduzione del seme maschile (precedentemente trattato in laboratorio) nella cavità uterina. Una delle tecniche di fecondazione assistita più diffuse è la fecondazione in vitro, procedura che comporta l’unione dei gameti al di fuori del corpo della donna e, successivamente, il transfer dell’embrione nell’utero.

Ci guidi attraverso le varie fasi di un trattamento di Procreazione Medicalmente Assistita: dalla prima visita, tutti gli step che la coppia intraprende in un centro di PMA.

L’opportunità di fare ricorso alla fecondazione assistita viene valutata sulla base di un percorso step by step: si comincia con l’anamnesi e lo svolgimento di indagini ad hoc. Questa fase preliminare è finalizzata ad individuare eventuali trattamenti precedenti, come interventi chirurgici o terapie farmacologiche, che possono aver influito negativamente sulla fertilità. In seguito ad un consulto con il medico, la seconda fase è rappresentata dallo svolgimento di una serie di analisi preliminari, dirette a valutare quali la presenza di problematiche che possano ostacolare la fertilità.

Le indagini “standard” comprendono analisi ematiche per rilevare i livelli ormonali, analisi del liquido seminale (lo spermiogramma per accertare la quantità e lo stato di salute degli spermatozoi e la spermiocultura per escludere eventuali infezioni nei genitali maschili), ecografie dirette ad accertare lo stato di salute di utero e ovaie ed esami strumentali. In alcuni casi, soprattutto nel caso di familiarità con patologie importanti, potranno essere necessarie analisi dirette ad accertare se la coppia risulti portatrice di anomalie genetiche. Una volta individuata la problematica e qualora questa non possa essere risolta attraverso un percorso farmacologico o chirurgico, la coppia potrà decidere se fare ricorso alla fecondazione artificiale e il medico sarà in grado di suggerire la tecnica più indicata per la coppia.

Quali sono le percentuali di successo dei trattamenti di PMA?

Per quanto riguarda la FIV-ICSI, cioè la fecondazione in vitro, le nostre statistiche indicano una percentuale di gravidanza dopo tre tentativi che si attesta al 95%. In IVI anche l’inseminazione artificiale ha elevate percentuali di successo. Con lo sperma del partner è possibile raggiungere un tasso di gravidanza pari al 40% con tre tentativi, mentre utilizzando la nostra banca dello sperma le possibilità aumentano fino a un 56%.

L’età è un fattore molto importante che influisce sui tassi di successo dei trattamenti. In IVI questi tassi sono comunque molto elevati, perché personalizziamo la stimolazione ormonale adattandoci alle necessità di ogni paziente e perché disponiamo di laboratori di fecondazione in vitro all’avanguardia, in cui gli embrioni si sviluppano e sono selezionati nelle migliori condizioni possibili.

Quanti bambini sono nati in Italia grazie alla PMA?

Gli ultimi dati disponibili risalgono al 2018, quando si è registrato un aumento dei bambini nati dalle tecniche di fecondazione assistita: sono 14.139 i nati vivi (12.137 senza donazione di gameti, cui si aggiungono 2.002 con donazione di gameti) contro i 13.973 del 2017, pari al 3,2% del totale dei bambini nati in quell’anno (su un totale di 439.74). Il dato emerge dall’ultima Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 40/2004 sulla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) del Ministero della Salute, relativa al 2018. Nelle Cliniche IVI, dall’inizio della nostra attività, sono oltre 160.000 i bambini nati grazie alla cura e alla dedizione dei nostri esperti.

Come si sceglie un centro di PMA a cui rivolgersi, quali sono le caratteristiche principali che garantiscono l’eccellenza nei risultati e la sicurezza delle cure?

Una volta individuato il problema e scoperta la causa, occorre valutare quale sia la tecnica di fecondazione assistita più adeguata. Ed è questo il primo criterio essenziale per la scelta del centro di fertilità più adatto. In particolare, occorre precisare come esistono centri che effettuano solo procedure di primo livello come l’inseminazione intrauterina, mentre altri centri sono specializzati in tecniche di secondo o terzo livello. Inoltre, visto che il tempo è un fattore fondamentale nei percorsi di PMA, perché rinviare o ritardare un trattamento può incidere negativamente su alcuni gruppi di pazienti fertili, è preferibile scegliere un centro di fertilità che si caratterizzi per ridotti tempi di attesa, in modo tale che non trascorra troppo tempo fra la scoperta della problematica è l’inizio dell’iter di fecondazione assistita.

Un altro parametro essenziale che dovrebbe guidare la coppia nella scelta del centro riguarda il numero di trattamenti effettuati annualmente dal centro e le percentuali di successo (sia generali, sia in riferimento alla tecnica che viene considerata più adeguata per il caso specifico). In questo senso, nella valutazione dei risultati è comunque opportuno selezionare quei centri che sono sottoposti a un sistema di verifica indipendente che garantisca la reale trasparenza dei dati. Un ultimo criterio, ma sicuramente non meno importante, riguarda l’attenzione verso il paziente. Un’attenzione che si concretizza anche in un continuo e costante supporto psicologico durante il percorso. Una decisione come quella del ricorso alle tecniche di PMA, infatti, necessita sempre di un sostegno adeguato, anche emotivo.

L’alimentazione corretta può aiutare la fertilità delle donne e dell’uomo?

Assolutamente sì. Una dieta equilibrata e un regolare esercizio fisico fanno bene alla fertilità. La dieta di chi desidera ottenere una gravidanza dovrebbe basarsi su alimenti naturali, freschi e non trasformati, in cui predominano gli alimenti di origine vegetale, come frutta, verdura, cereali, legumi e frutti oleosi, preferibilmente da agricoltura biologica. Per le donne, in particolare, è importante ad esempio aumentare il consumo di acidi grassi omega-3 e pesce, riducendo la carne rossa e i grassi trans. Inoltre, un multivitaminico giornaliero che contenga acido folico da assumere prima e durante il periodo della gravidanza può non solo prevenire i difetti alla nascita, ma anche migliorare le possibilità di raggiungere e mantenere la gravidanza stessa.

Esistono limiti di età per sottoporsi ai trattamenti di PMA? Ci parla della fecondazione eterologa?

Nel nostro paese, a regolare l’accesso alla fecondazione assistita è la legge 4o, che non ha mai previsto un limite di età fisso, ma fa riferimento a coppie di maggiorenni “in età potenzialmente fertile“. La conseguenza è stata l’introduzione da parte delle regioni di limiti di età per accedere alla PMA. Sicuramente, a prescindere dai limiti anagrafici, è sempre necessario fare riferimento alla situazione personale di ogni coppia, alla condizione di salute di entrambi i partner, allo stato fisico, alla presenza di eventuali patologie e a tutti i fattori che possono intervenire in maniera sia positiva sia negativa in una futura gravidanza.

L’Italia a livello europeo detiene il primato di Paese con l’età più alta di pazienti che decidono di accedere per la prima volta a trattamenti di fecondazione assistita. Negli ultimi dieci anni, in particolare, si è registrato un boom degli over 40, che sono aumentati quasi del 15%. Secondo la relazione trasmessa dall’Istituto Superiore della Sanità al Parlamento in materia di fecondazione assistita, nel caso di tecniche di PMA di secondo e terzo livello l’età media dei pazienti si attesta a 35,6 anni nel caso di donatori di seme, 41,5 anni nelle ipotesi di donatori degli ovociti e 40,6 nelle ipotesi di embrioni conservati.

Originariamente l’articolo 4 della legge 40 statuiva espressamente il divieto relativo alla fecondazione eterologa. Questo limite è stato superato nel 2014 dalla sentenza 162 della Corte Costituzionale che ha espressamente consentito il ricorso alla donazione di gameti in Italia. Le frontiere della fecondazione eterologa, dopo l’eliminazione del divieto, si sono sempre di più allargate anche grazie al contributo dei ricercatori che hanno prodotto studi scientifici di enorme importanza. Per esempio, una delle ricerche più recenti a questo riguardo ha dimostrato come la selezione di una donatrice appropriata sia in grado di ridurre le ipotesi di fallimento dell’impianto in oltre l’85% dei casi di ovodonazione.

E’ vero che la qualità del liquido seminale sta diminuendo molto nei giovani e perché?

In questi ultimi anni stiamo assistendo ad un aumento dell’infertilità maschile. Alcuni studi recenti hanno rilevato come il fumo di sigaretta possa comportare importanti alterazioni della morfologia e della motilità spermatica. Un altro fattore negativo è rappresentato dal consumo di alcolici. L’alcol, infatti, può danneggiare sia la produzione che la qualità degli spermatozoi. Alcune ricerche, da questo punto di vista, hanno evidenziato come questo nel 45% dei casi, determini una riduzione del numero di spermatozoi e in una percentuale equivalente produca anomalie morfologiche. Un altro fattore esterno di estremo rilievo, poi, è sicuramente rappresentato dall’inquinamento.

Più sani più belli