Biografia

Storie di fecondazione assistita tra difficoltà, pregiudizio e opportunità

Storie di fecondazione assistita tra difficoltà, pregiudizio e opportunità

Le testimonianze di chi ha affrontato lunghi percorsi. E il punto dell’esperta

«Portare il seme di mio marito in borsetta, rapidamente, verso il centro medico. Si ho fatto anche questo durante i miei tentativi di fecondazione assistita». Testimonianze di donne che hanno affrontato tante, tante volte, una pma, la fecondazione assistita, dopo una diagnosi di infertilità. Storie di successi e di fallimenti. Le ha raccontate, assieme a testimoni e specialisti, Loredana Vanini, fotografa, ritrattista e autrice del libro “Una delle tante”. Nato dal desiderio di dare voce a chi ha vissuto un’esperienza come la sua. Tante. Perché il 63% di pma in donne di oltre 43 anni non va a buon fine. E le coppie che si buttano nei percorsi di Pma, affrontano viaggi lunghi tortuosi, segnati da una fatica estenuante. Un’incontro quanto mai attuale e necessario quello di oggi al Tempo della Donne, proprio nei giorni in cui la cronaca ci racconta la vicenda triste della donna morta durante un intervento di fecondazione assistita in Moldavia. In in uno dei tanti casi di viaggi procreativi all’estero per colpa di una legislazione ancora vincolante. Loredana Vanini oggi è mamma di due gemelli, ma ha affrontato nove interventi di pma per diventarlo: “Ho avuto una diagnosi di infertilità a 34 anni . Uno shock, mi sentivo poco degna, poco accogliente. Mi sono sentita colpevole. Pensavo: sono stata egoista ho pensato ad altro, al lavoro, alle frivolezze.».

E poi ci sono le persone che ti circondano, che spesso non aiutano: «Sentivo frasi del tipo se la natura non ti aiuta ci sarà un motivo....se non ti rilassi non arriva». «Ho faticato anche ad accettare la donazione di gameti: non accettavo che mio figlio fosse figlio di un estranea. Ma ora so che ci sono tanti modi di essere genitori: la donazione di quella cellula è un dono d’amore».

Daniela Galliano, chirurga, specializzata in Ginecologia, Ostetricia e Medicina della Riproduzione, Responsabile del Centro Pma di Ivi Roma ha spiegato come il ricorso alla pma sia diventato in qualche modo la risposta a un’evoluzione mancata: «Le nostre ovaie non hanno seguito l’evoluzione del ruolo della donna nella società contemporanea. Oggi si cerca una gravidanza nell’età in cui la fertilità è già in declino. Vedo molte donne stupite perché purtroppo vittime di un pregiudizio: sono convinte che la fertilità duri fino alla menopausa. non è così. già dopo i 35 è in declino».

L’infertilità riguarda l’intera coppia e il percorso che si affronta non è solo quello medicalizzato. Si lotta contro un senso di fallimento. contro un tabù. Si entra nel vivo della carne della relazione tra un uomo e di una donna. Come ha testimoniato una coppia presente sul palco: Le difficoltà cominciano subito. «Decidemmo di raccontarlo solo alle persone care perché non volevo leggere il fallimento negli occhi», racconta Sara, la madre. Marcello suo marito racconta il percorso affrontato come un percorso di Scienza, resilienza e fede: «Scienza perché abbiamo avuto fiducia negli specialisti. resilienza perché è una grande prova psicologica, di vita. Fede perché per me, come uomo è stato un momento di scoperta e di affidamento totale».Sara ha poi toccato il tasto dei rapporti con i centri medici a cui ci rivolge: «Io consiglio a tutti di scegliere con cura il medico e il centro giusto. Non farlo mette a rischio la salute della donna e lede la parte psicologica di una persona.Ma quando incontri le persone giuste e attente è un percorso meraviglioso. Che ti fa sentire motivata e sicura. Credo di aver parlato con le mie cellule a un certo punto, per riuscire a farcela!»

Si è parlato anche di social freezing, il congelamento di ovociti. Opportunità di cui in Italia si parla ancora poco.«Questa tecnica è un’opportunità che la scienza ci offre, ma non può e non deve sostituirsi al welfare - spiega la dottoressa Galliano - Ma attenzione, noi medici non stiamo consigliando di ritardare le maternità, stiamo offrendo un’opportunità. Il periodo migliore per essere fecondate è tra i 20 e i 30 anni ma quante donne, a quell’età, sono nella condizione di diventare madre? Poche». Infine, il Turismo procreativo che lo stato, e in generale, il sentire comune in Italia critica. Ma ricordiamo che siamo fermi alla legge 40 del 2004 con tutte le sue limitazioni. «Nel 2014 una sentenza della Cassazione ha aperto finalmente la via alla fecondazione eterologa - spiega Galliano - , ma con una serie di vincoli e divieti come quelli alle madri single e alle coppie di donne». Finché non si supererà il pregiudizio, l’atteggiamneto ideologico e punitivo dietro i vincoli ancora imposti dalle legge, si rischiano ancora casi come quello della coppia volata in Moldavia per avere un figlio.

L’INCONTRO

Storie di infertilità e di nascite “conquistate” grazie alla procreazione assistita
Con Daniela Galliano, medico chirurgo, specializzata in Ginecologia, Ostetricia e Medicina della Riproduzione, responsabile del Centro Pma di Ivi Roma, Loredana Vanini, fotografa ritrattista autrice del libro Una delle tante (oneofmany.it)
A cura di Vera Martinella
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Desiderare un figlio e non riuscire ad averlo è un dramma profondo, un dolore grande, consumato in silenzio da tantissime donne e uomini. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità parlano chiaro: quasi 80mila coppie italiane si sono rivolte a un centro di procreazione medicalmente assistita nel 2018 e quasi 13mila sono arrivate fino al parto, attraverso un percorso difficile che mette a dura prova la donna, l’uomo e la coppia stessa. Un percorso tortuoso che culmina spesso in insuccessi, di cui ancora troppo poco si parla, e che oggi potrebbe essere reso più agevole grazie ai progressi della scienza e alla possibilità di preservare la fertilità.

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