"Fino a pochi anni fa una diagnosi di tumore escludeva la possibilita' di una gravidanza dopo la guarigione perche' le terapie utilizzate per combattere la malattia possono compromettere la normale funzionalita' delle ovaie e quindi la fertilita' delle pazienti. Ma oggi la paziente oncologica può ricorrere a tecniche per preservare la capacita' riproduttiva e, quindi, può rimanere incinta anche dopo trattamenti farmacologici e chirurgici importanti".
Lo ha ricordato Antonio Pellicer, presidente del Gruppo IVI, a pochi giorni dalla Giornata mondiale contro il cancro, che si celebra domenica prossima. La tecnica più diffusa e' la vitrificazione degli ovociti che ormai garantisce tassi di successo nelle gravidanze analoghi all'utilizzo di ovociti freschi: attraverso la vitrificazione gli ovociti vengono conservati mediante un raffreddamento ultrarapido che evita la formazione di cristalli di ghiaccio, proteggendo cosi' gli ovuli per il tempo necessario.
"Per le pazienti oncologiche - ha detto Daniela Galliano, direttrice del Centro IVI di Roma - la prospettiva di una gravidanza dopo la malattia può rappresentare un fattore determinante per affrontare il faticoso percorso terapeutico che le aspetta. IVI gia' dal 2007 promuove un programma gratuito di preservazione della fertilita' dopo eventi di carattere oncologico dal titolo 'Madre dopo il cancro, Padre dopo il cancro', al quale hanno aderito 908 donne che hanno deciso di vitrificare i propri ovociti e che ha permesso la nascita di 25 bambini sani. Le donne, infatti, una volta guarite possono sottoporsi a una fecondazione in vitro con gli ovociti scongelati; e' importante sottolineare che il programma IVI non impone nessun vincolo all'utilizzo degli ovociti vitrificati".
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