Il numero di donne che scelgono di conservare gli ovuli «per motivi sociali» negli ultimi 8 anni è quintuplicato. Una di loro è Sheila, che ci racconta del suo desiderio di essere madre, «ma solo dopo avere sistemato un po' di cose»
L’orologio biologico non aspetta i traguardi della vita. Così capita che, quando finalmente una donna ha raggiunto gli obiettivi che considerava importanti, nel privato e nel lavoro (e, oggi, quel momento si sposta sempre più in avanti), sia troppo tardi per avere figli.
Da qualche anno c’è la possibilità di conservare i propri ovuli, per poterli fecondare in seguito. La chiamano preservazione della fertilità «per motivi sociali», e negli ultimi 8 anni il numero delle donne che hanno scelto questa possibilità è quintuplicato.
Lo dice, in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica «Fertility and Sterility», la dottoressa Ana Cobo, direttrice dell’Unità di criobiologia della fondazione IVI (Instituto Valenciano de Infertilidad), che dal 2007 conserva tramite vitrificazione gli ovuli.
«Sono molti i fattori – dice Daniela Galliano, la direttrice di IVI Roma – che costringono sempre più donne a vedere allontanarsi l’età del parto. La preservazione della fertilità può rispondere al desiderio costruire una famiglia in un contesto che spesso non è favorevole al proprio progetto di vita».
Il 77,6% delle pazienti ha un’età compresa tra i 34 e i 40 anni.
Una di loro è Sheila, che ha 35 anni e lavora nel dipartimento finanziario di una società. L’anno scorso ha deciso di conservare i suoi ovuli «perché in questo momento della mia vita non posso proprio pensare di programmare una maternità. Ma so benissimo che la fertilità ha una scadenza e non voglio perdere la possibilità di poter essere madre, un giorno. L’idea di avere un figlio è qualcosa che mi porto dentro da sempre, perché credo che sia una delle uniche esperienze che potrebbe farmi sentire completa, realizzata», spiega.
Oggi Sheila è single, non ha fretta di trovare un uomo, non vuole accontentarsi e, anzi, vuole investire nel lavoro, per cercare di avanzare in carriera.
«Sono consapevole del fatto che la decisione di fare un figlio si matura solo dopo un po' di tempo che si è in coppia. Quindi, tenendo in conto che al momento non ho un partner e che ho 35 anni, è probabile che inizi a pensare seriamente alla maternità a 40 anni. Però poi potrei scoprire di non essere più in grado: dai 35 anni in poi, la riserva ovarica diminuisce sia per qualità che per quantità».
Alcune sue amiche l'avevano già fatto, quindi, con l’appoggio della famiglia, ha deciso di sottoporsi al trattamento.
«Il processo di stimolazione è molto semplice. Per una decina di giorni mi sonoiniettata la medicazione da sola, dopo essere stata informata sulle modalità per farlo. Ho sentito qualche fastidio solo durante gli ultimi giorni. Un lieve malessere simile a quello del ciclo».
Quando c'è disponibilità di un numero adeguato di ovuli, viene iniettato un ormone che favorisce la maturazione degli ovociti, poi bisogna sottoporsi a una puntura follicolare che dura un quarto d’ora. Gli ovociti prelevati vengono congelati immergendoli direttamente in nitrogeno liquido a una temperatura di -196°C.
Sheila ha speso circa 2500 euro: tanto costa il trattamento. Non è ancora un prezzo così accessibile. Ma, secondo lei, vale la pena di investire qualche risparmio. «Ho bisogno di poter scegliere il momento più adatto a vivere nel migliore dei modi il dono della maternità. E questa è l'unica possibilità che ho per farlo, senza dovermi pentire, fra qualche anno, di avere perso l'ultimo treno».